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  • Immagine del redattoreArea Teatrale Interna

AZIONE REAZIONE

Aggiornamento: 12 feb 2019



Spesso durante gli esercizi di training si sviluppano dei “giochi” legati al rapporto AZIONE-REAZIONE, attraverso i quali si conoscono i meccanismi e i dettagli dell’agire teatrale. Gli attori in scena vivono costantemente questo binomio che permette lo sviluppo dell’azione, affinchè anche l’irreale possa diventare reale. Nella vita quotidiana, anche se ci sembra del tutto normale, ogni nostra azione richiama una reazione nel susseguirsi dei discorsi e delle faccende personali. In noi si genera un moto, che ci spinge a compiere una reazione nei gesti o nelle parole. Nello stesso modo in scena, anche se il copione è già scritto, è necessario creare un percorso che ci permetta di generare quel moto. È il quel MOTO che si nasconde il germe della vita in scena, nella forza delle parole e nell’intensità delle immagini. La differenza tra la vita reale e la scena è che quel moto si sublima nell’azione teatrale, affinchè il teatro possa diventare quel luogo, come dice Cesare Ronconi, dove “vedi quello che non puoi vedere e senti quello che non puoi sentire nella vita reale”.

Come rappresentare il reale (in carcere)?

Difficile ipotizzare una risposta ben definita, data la condizione vissuta dai detenuti-attori, che inevitabilmente giunge sulla scena. Di questa realtà sommessa ma prorompente, bisogna farne tesoro e trasformarla, affinchè assuma i tratti del poetico: la sua presenza in scena, quindi, diventa organica e funzionale rispetto all’azione teatrale. Tutto ciò è frutto di un percorso operato dal regista con i detenuti-attori, il quale si assume la responsabilità di dare ai ragazzi la possibilità di andare in scena ed esprimersi. È una “nuova” forma di manifestazione, in cui gli attori percepiscono una gamma di forti emozioni (forse mai provate prima).

…costruire quell’ imprescindibile senso di BELLEZZA.


Michele Tullo

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